Ci sono alcuni sintomi nel cane (meno nel gatto) che possono indicare la presenza di un’anemia emolitica. In una ridotta percentuale di casi, questi sono forte debolezza, apatia, ipertermia… possono essere il campanello di allarme di questa sindrome molto grave nel cane.

Se poi ai sintomi generici sopra elencati si aggiungono anche mucose pallide e urine dal colore scuro fino al color caffé, il sospetto di anemia emolitica diventa purtroppo certezza.

Ma che cos’è l’anemia emolitica? E perché è così pericolosa?

Per “emolisi” si intende la “distruzione” dei globuli rossi in misura variabile a seconda della gravità della patologia in atto. Può essere dovuta da cause autoimmuni o immunitarie.

Nel primo caso è lo stesso organismo che auto-distrugge i propri globuli rossi non riconoscendoli.

Nel secondo caso invece gli eritrociti sono stati modificati da agenti esterni come batteri, virus, funghi alterandone l’aspetto, e per tale motivo subiscono la distruzione.

Per avere la diagnosi sicura è necessario effettuare una serie di esami specifici, prima di tutto un esame ematico con biochimico completo e attenta lettura dell’emocromo da parte di un ematologo attento e scrupoloso (tutti i centri diagnostici veterinari sono attrezzati per controlli particolari). Sarà fondamentale per evidenziare il tipo di emolisi e di conseguenza capirne la causa.

Ad esempio, le cause possono essere la presenza di “Lupus Eritematoso Sistemico” (una malattia cronica di natura autoimmune, che può colpire diversi organi e tessuti del corpo) oppure rickettsiosi, emobartonellosi, piroplasmosi come cause parassitarie.

Tuttavia, l’anemia emolitica può essere causata anche da linfomi, emangiosarcomi o altri tumori ematici. Ci possono essere casi in cui la causa è farmacologica e/o tossica. In questi casi si potrà impostare una terapia adeguata, altrimenti sarà necessario proseguire con esami più specifici quali eco addominale per verificare la presenza di spleno o epatomegalia, aumento del volume della milza e/o fegato, risonanza magnetica fino al prelievo di midollo osseo per verificare la sua attività rigenerativa.

Il soggetto andrà sempre ricoverato in una clinica veterinaria attrezzata per eventuali trasfusioni, ed esami specifici al bisogno. Dovrà essere supportato da terapia fluidificante, con antibiotici, cortisonici e farmaci adeguati alla causa scatenante.

Un paziente con una patologia così complessa non può essere riportato a casa se non dopo parere del medico.

Importantissima è la velocità nella diagnostica per evitare di perdere il paziente.

Non sottovalutate mai i sintomi sopra elencati, la patologia può essere talmente aggressiva e veloce che la morte potrebbe sopraggiungere anche in 48 ore.