Sabato 8 giugno.
30 gradi.
Prendo il bimbo a scuola e andiamo in azienda a prendere il babbo per andare a pranzo tutti insieme. Siamo quasi arrivati quando vedo l’auto davanti a noi rallenta e, all’improvviso, da sotto, sbuca un piccolo esserino.

Rallento e cerco di capire di cosa si tratta. Appena l’auto è ferma, Mathieu apre lo sportello e si fionda in mezzo alla strada e io impaurita metto subito le quattro frecce, scendo dall’auto e faccio cenno a quelle dietro di me di fermarsi. Nel frattempo anche nella corsia opposta le auto accostano e si fermano.

C’è un gattino. E’ molto, molto piccolo. Le zampe posteriori sono “spalmate” sull’asfalto bollente e lui si tiene dritto sulle zampe davanti (quanta dignità in questo piccolo gattino), ma non ha neanche la forza di miagolare.
E’ stato sicuramente schiacciato da un’auto che poi è andata via, non curandosi di quel piccolo essere.

Chi può essere così cattivo? mi domanda mio figlio mentre si fionda fuori dalla macchina. Voglio pensare che l’auto non si sia neanche accorta di averlo investito perchè è così piccolo… Credo che sia stato scambiato per un piccolo topo…
Mathieu lo prende in braccio e per la paura, lo stress, il caldo, il dolore, forse un mix di tutto questo, il gattino non si trattiene e… gliela fa addosso, ma a lui non importa, a lui interessa solo di salvarlo.

Una signora molto gentile ci viene incontro e ci offre il suo foulard a pois per avvolgere il gattino, poi torna alla sua automobile e prende delle salviettine profumate per pulire il bimbo e il gattino.
Siamo davanti all’azienda e decidiamo di portare il gattino dentro, lo puliamo un po’, gli diamo da bere e lo mettiamo dentro un trasportino per farlo tranquillizzare e abbassargli la temperatura corporea.

Lui ci guarda con due occhi enormi, ha lo sguardo di un bambino, profondo, penetrante, ci colpisce dentro, è impressionante, ma non ha paura sembra piuttosto volerci dire grazie, sì, è sicuramente uno sguardo di gratitudine.
Lo lasciamo nel trasportino al fresco con la ciotola dell’acqua e avvolto nel foulard, le zampe posteriori immobili. Chiamo il veterinario, ma ormai è tardi e non risponde nessuno quindi decidiamo di lasciare il gattino tranquillo e di andare a mangiare qualcosa.

Dentro di me però penso che non sopravviverà, non posso capire quanto grave sia la botta ma il coraggio e l’amore del mio bimbo per quel gattino mi convincono che forse può farcela. Durante tutto il pranzo non riesco a non pensare al suo sguardo, due occhi enormi di un azzurro profondo, un azzurro nel quale perdersi, non so spiegarlo, ma il modo in cui ci aveva guardato mi aveva colpito dentro.
Alle tre torniamo da lui, è sempre li, ma è più tranquillo, la temperatura è scesa e ha bevuto quasi tutta l’acqua. Beh, a quanto pare questo piccolino è un vero guerriero, non ci resta che portarlo al veterinario per capire come sta.

Mamma, guarda, il foulard che ci ha dato quella signora è a pois azzurri come gli occhi del gattino!
Vero, avvolto in questo foulard è veramente bellissimo, sembra fatto apposta per lui!
Arriviamo dal veterinario e subito lo visita. Le gambe dietro non si muovono, decide di fargli una lastra, sparisce con il gattino e poco dopo riappare e sorride: ha preso una botta ed ha il bacino fratturato ma, se riusciamo a farlo stare fermo per un mese in una gabbietta molto probabilmente può farcela.

Sorridiamo e tiriamo un sospiro di sollievo.
Il veterinario gli fa una puntura di antidolorifico, ci informa che il gattino non ha più di un mese e vuole trattenerlo che la notte per assicurarsi che non abbia emorragie interne e/o altro ma ci aspetta l’indomani mattina per portarlo a casa. Fiduciosi torniamo a casa.

La sera sistemiamo la gabbietta che avevamo utilizzato quando Chanel era stata investita e poi operata, mettiamo dei cuscini e dei lacci di scarpe con delle palline di carta attaccate per non farlo annoiare e poi, il dilemma ci assale: come lo chiamiamo?
Ma la risposta arriva prima del previsto.
Mamma, in tv hanno detto che oggi è la giornata Mondiale degli oceani, visto che ha due occhi così azzurri perché non lo chiamiamo Oceano?
Wow! Direi che questo nome gli calza a pennello! E’ bellissimo!!

La mattina seguente andiamo subito dal veterinario. Il gattino sta bene, ha dormito, non muove le zampe posteriori (ma questo si sapeva già) e il dottore ci consiglia di dargli latte in polvere perché è veramente molto piccolo.
Lo portiamo a casa, entriamo e la bassotta Chanel impazzisce. Lei AMA i gatti, li adora!
Lui la guarda, sembra dire grazie anche a lei, non ha paura, non le soffia, la guarda con i suoi occhi grandi e Chanel… scodinzola felice.

Dunque lo mettiamo nella gabbietta, lui si guarda intorno e poi come previsto, comincia a giocare con i lacci delle scarpe. Nel frattempo arrivano anche Mini e Tigro, il piccolo gattino adottato la settimana prima dopo aver letto un annuncio: “gattini gratis” (ma questa è tutta un’altra storia). Nessuno soffia ad Oceano, tutti lo guardano incuriositi. Mini e Oceano si guardano a lungo negli occhi, anche Mini è stato salvato dai miei figli quando era piccolo come Oceano, conosce il suo dolore e riconosce la gratitudine nel suo sguardo.

Sono rapita, commossa e anche orgogliosa: i miei figli sono veramente delle anime gentili anche se litigano spesso e mi fanno arrabbiare. Tigro rompe il ghiaccio, infila le zampe nella gabbia e comincia a giocare con Oceano, sdraiato, ovviamente, perché ancora non muove le zampe posteriori.

Un mese passa molto velocemente e ogni giorno Oceano sta un po’ meglio, è cresciuto ed è anche più forte. Continua a guardarci con due occhi enormi e pieni di gratitudine.
E’ incredibile. Per comprendere cosa ci scatena dentro quello sguardo andrebbe visto e vissuto in prima persona.
Il suo è un grazie, un grazie che ti cattura e ti mette quasi in imbarazzo. Sa che l’abbiamo salvato e ci ringrazia tutti i giorni con i suoi occhioni azzurri.

Dopo circa 45 giorni torniamo dal veterinario. Il gattino sta bene, traballa un pochino ma sta in piedi. Facciamo un’altra lastra e… evviva, il bacino si è risaldato!
Ora deve “imparare” a camminare ci dice il veterinario, ma state tranquilli, i gatti imparano molto velocemente e sono molto, molto forti.
Detto fatto: dopo 10 giorni ecco che corre per tutta la casa come un matto, si ricorre con Tigro, fanno la lotta, si attaccano alle tende, giocano e poi stremati fanno un pisolino, si ricaricano e poi via… si ricomincia da capo! Eh si, a casa nostra decisamente non ci si annoia mai!!!