Il mio primo gatto si chiamava Funny, una femmina bianca e nera e me l’aveva regalata il mio babbo in occasione di una operazione della mamma. Lei sarebbe dovuta rimanere qualche giorno in ospedale e lui ha pensato che il vuoto della sua assenza sarebbe stato colmato da quel piccolo esserino bisognoso di affetto. E così è stato.

Funny era “mia, solo mia” e siamo cresciute in simbiosi per ben 18 anni. In questo lungo tempo con lei ho letto libri, guardato video e fatto esperimenti, ammetto anche di averla lanciata dal balcone per vedere come sarebbe caduta perché in un documentario alla tv spiegavano che mentre cadono i gatti si contorcono tutti ma poi alla fine cadono sempre in piedi… Così un giorno ho provato e ho lanciato Fanny ben 3 volte e, si, confermo che ci contorcono ma poi cadono sulle 4 zampe…

Per non passare da “terrorista” ci tengo a sottolineare che il mio balcone era al primo piano e non era molto in alto ma sono consapevole che questo non mi giustifica. Per fortuna Funny ne è uscita illesa e io spero che si sia divertita, chi lo sa! Insomma, quella volta è andata bene, ma voi non lo fate.

All’epoca amavo arrampicarmi sugli alberi, soprattutto sul susino e sul pesco per mangiare la frutta e indovinate un po’? Lo facevo sempre con lei! Mangiavamo insieme l’uva fragola selvatica e poi schiacciavamo qualche chicco sulle nostre labbra per farci il rossetto! Cioè, lo facevo io… povera gattina, aveva sempre il musetto viola!!!

Tutte le mattine Funny usciva e poi quando era l’ora, tornava a bussare alla finestra della mia nonna Rita in cerca di latte. Una “ruffiana” numero uno! Quando sono cresciuta, mi accompagnava a prendere il pulmino per andare a scuola e aspettava li con me, al ritorno però non c’era mai… per motivi di orario. Mi aspettava accovacciata sulla poltrona e non sempre apriva gli occhi… il sonno era sacro! Secondo me si ricaricava in attesa di scoprire quale nuovo esperimento avrei voluto fare nel pomeriggio… come vi ho già detto… era molto intelligente!

Con Funny facevamo veramente di tutto: lei amava giocare e le mie mani erano sempre a strisce a causa delle sue unghiette affilate ma a me non importava. C’era solo una cosa che la terrorizzava, il maledetto trasportino.
Quella scatola di plastica con le sbarre, una prigione, ma non aveva fatto i conti con me. Potevo trovare una soluzione!

Ho cominciato mettendoci “dei chicchi” sperando che si sarebbe fatta corrompere dalla gola. Da questo esperimento ho imparato che i gatti non sono come i cani!!! I gatti sono molto molto più furbi e intelligenti e soprattutto incorruttibili. Abituarla al trasportino però, ormai era la mia nuova missione. Dovevo riuscirci. La soluzione, come sempre, era li sotto i miei occhi e… sopra il mio letto! Intuizione! La sua copertina! Per cominciare decisi di smontare il trasportino e togliere la griglia, in questo modo avrebbe avuto un aspetto molto più ospitale, poi ci ho messo dentro la sua copertina.

Per due giorni ha completamente ignorato “quell’oggetto” anche perché siamo onesti, ci sareste cascati subito? Per quasi tutti i gatti l’equazione TRASPORTINO=VETERINARIO è algebra fondamentale e voi siete felici di andare dal dottore? Non credo proprio.

Poi un pomeriggio tornando da scuola, sorpresa, l’ho trovata li, arrotolata nel trasportino che dormiva beata! Missione compiuta! Il trasportino non era più il nemico, ma un comodo lettino.

Da quel giorno ha continuato a dormire nel trasportino ogni volta che voleva, ogni tanto lo spostavo per capire se l’avrebbe cercato e confermo che riusciva sempre a ritrovarlo per i suoi pisolini…

>Leggi anche l’articolo della nostra veterinaria Cristina sui trasportini!

Consiglio: Non utilizzate il trasportino solo per andare da veterinario, togliete la griglia e lasciatelo in casa a disposizione del vostro gatto. Deve imparare a conoscere “quell’oggetto misterioso”, prenderci confidenza e “fidarsi” di lui, in questo modo anche il viaggio per andare dal veterinario o il viaggio per andare in vacanza saranno meno traumatici e li affronterà con un altro stato d’animo!