” …è normale che perda così tanto pelo?”
E’ l’allarmata domanda che in estate ci sentiamo più spesso rivolgere da parte di conviventi di cani e gatti.
Dipende.

La “perdita” di pelo, come viene normalmente definita, potrebbe essere assolutamente normale o sintomo di qualcosa che non va.

Gli animali hanno un normale turnover della crescita dei peli composta da 3 fasi. Nella prima, (Anagen) il bulbo pilifero fa crescere il pelo; nella seconda (Catagen) lo mantiene in fase transitoria e infine, nella terza (Telogen), lo espelle.

Se tutto procede regolarmente, al pelo ormai invecchiato se ne sostituisce uno nuovo e il numero di peli rimane costante e coerente con le necessità dovute alla temperatura esterna e le caratteristiche di razza e di sesso dell’animale.

Già dalla primavera e per tutta l’estate, tutti gli animali vanno incontro al periodo di muta in cui a cadere non è più la “giarra”, i peli superficiali più duri, ruvidi e lunghi che servono da protezione verso gli agenti esterni, ma quelli più morbidi corti e setosi chiamati “borra”, che mantengono il giusto calore del corpo nei mesi più freddi.

L’inizio della muta varia in base alla razza (per ovvi motivi le razze nordiche sono più predisposte) e avviene sempre in concomitanza con l’allungamento del fotoperiodo, ovvero della differenza tra ore di luce e di buio giornaliere, che comincia proprio in primavera con conseguente aumento del periodo di esposizione alla luce di piante e animali.

Anche la temperatura gioca un ruolo importante, per questo gli animali che conducono vita all’esterno cominciano la muta molto prima di quelli domestici che oltretutto, vivendo ad una temperatura quasi costante per tutto l’anno fanno più due mute all’anno come in natura, ma una sorta di piccola muta costante.

La muta, dicevo, comincia in primavera ed ha un andamento preciso. La perdita del sottopelo comincia sempre dalla parte posteriore del corpo, dove non ci sono organi vitali da tenere “al caldo” e procede verso la testa.

In natura il cane troverebbe piante o arbusti dove “stripparsi” per allontanare le matasse di peli ormai inutili. Nelle nostre case i nostri amici si rotolano sui tappeti, si scuotono frequentemente, ma spesso le “matasse lanuginose” rimangono adese al corpo e creano forte disagio. A volte possono mascherare dermatiti sottostanti o imbrattarsi di urina o feci se vicine alla zona ano/genitale.

Sta quindi a noi, di persona o con l’aiuto di un valido toelettatore, procedere alle rimozione dei peli morti.
Abituare l’animale ad essere spazzolato costantemente non gli arrecherà fastidio o dolore quando sarà più necessario.
In questo periodo le spazzolature con spazzole morbide, per non arrecare dolore in caso di nodi o dread, dovranno essere intensificate. In caso di “piastroni” non facilmente districabili dobbiamo prevedere anche tagli netti facendo sempre molta attenzione a non tagliare la pelle sottostante.

La rasatura completa del mantello va invece evitata perché potrebbe esporre la pelle all’azione dei raggi UV e arrecare danni profondi (leggi articolo sulle dermatosi solari).

Anche i gatti effettuano la muta e soprattutto quelli di razze con abbondante sotto pelo. Tipici esempi sono il persiano e tutte le razze nordiche che richiedono una corretta e costante toelettatura. Se ciò non avvenisse, durante le normali attività di grooming (autotoelettatura del gatto) potrebbe ingerire notevoli quantità di pelo formando pilobezoari, rotolini di pelo, che potrebbero causare vomito e costipazione.

Oltre a pettini e spazzole morbide, per una pulizia veloce basterà inumidirsi le mani e accarezzarlo. Vi resterà tra le mani un’incredibile manciata di peli morti e regalerete al vostro gatto una gradevole sensazione di fresco.

Se però la muta non fosse “normale” ma si protraesse più a lungo del solito, lasciasse vere aree alopeciche (zone senza pelo) o si manifestassero dermatiti con forfora o papule (piccoli rilievi della pelle) allora la situazione dovrà essere approfondita.
Di questo parleremo nei prossimi articoli.