Un materiale di cui non possiamo fare a meno, identificato spesso come il nemico numero uno: ma lo conoscete abbastanza bene da poterlo giudicare?

Vi pongo questa domanda perché, in occasione di un backstage sulla spiaggia con i nostri amici a quattro zampe e i nostri giochi Orma e Tuttomio, siamo stati “accusati” di inquinare il mare con i giochi e questo mi ha fatto capire che c’è bisogno di far conoscere meglio questo materiale, vi invito quindi a leggere questo articolo perché mi piacerebbe mostrarvi la plastica sotto un’altra prospettiva. Buona lettura!

Nel panorama attuale, in cui la plastica è IL nemico, sembra che al mondo tutto o quasi tutto ciò che ci circonda possa essere sostituito da materiale “organico” o compostabile.

Tutto.

 

Tutto, tranne il televisore, la radio, gran parte delle vetture, il frigorifero, il computer, gran parte dell’impianto elettrico di casa e quasi tutta l’elettronica in generale (compreso il tanto amato telefonino).

Per fare un esempio calato nel momento, prendiamo i giochi da spiaggia per bambini: palette, rastrelli, secchielli e formine, potete immaginarli di ferro, acciaio, legno o vetro? Certo che no, l’acciaio sotto il sole brucia, il legno marcisce e potrebbe scheggiarsi e non ultimo è pesante, riuscite a immaginare i vostri bambini che si prendono a “palettate” sulla testa con palette di legno? Chissà i bernoccoli da rientro dalla spiaggia!

Sono sicura che avrete trovato impagabile la carta di credito e avrete salutato con entusiasmo la carta d’identità o la patente in formato tessera, e guarda caso sono realizzati in plastica, potete immaginare questi oggetti in legno massello o in vetro o magari in acciaio inossidabile? Immagino di no.

Guardare al problema della dispersione di plastica nell’ambiente facendo una crociata contro la plastica stessa è sbagliato e fuorviante; almeno come chi, inneggiando all’uso delle biomasse per produrre energia, sta tagliando chilometri quadrati di bosco (nel silenzio generale) per produrre energia “pulita”.

 

Vorrei invitarvi, in punta di piedi, a spostare il problema sull’uso che si fa della plastica e sul perché il consumismo ci ha portato a considerare normale sbarazzarsi di un materiale durevole e resistente senza chiederci che fine possa fare.

Oggi almeno metà di ciò che usiamo abitualmente è fatto o contiene plastica, si pensi che ad esempio in cucina la normativa prevede che non si possa più usare il legno per il tagliere o le posate, ma solo la plastica.

Immaginate per un momento un Pronto Soccorso senza plastica: siringhe, cannule, tutori e confezioni sterili varie, fa quasi paura vero?

La plastica non può essere sostituita e non crediamo che il problema si risolva facendo un balzo indietro. La plastica SERVE e si è dimostrata una valida alternativa ai materiali naturali più preziosi.

 

La differenza, come al solito, la fa solo il consumatore. Possiamo ragionare sull’effettivo uso che si fa di queste cose: se sono costruite per durare, perché vengono buttate? E dove? E se al contrario, gli oggetti che adoperiamo sono fatti per essere usati e gettati, perché realizzarli in un materiale durevole come la plastica?

Queste sono le domande corrette da porsi.

Noi di Bama produciamo oggetti di plastica durevoli e ne andiamo fieri; molto di ciò che produciamo non potrebbe essere costruito in legno o in metallo o in vetro e quel che potrebbe essere costruito con questi materiali, comporterebbe un costo per l’ambiente ben superiore.

– Rossella Baiocchi